A REGGIO CALABRIA COSA SI PRETENDE DI PIU’?

 

di Salvatore Condemi per www.regginaunicoamore.com e www.latinasport.info

S’era dati tutti appuntamento al Granillo per tentare di passeggiare su quel che restava del Cosenza e invece i reggini hanno fatto orecchie da mercante tant’è che si sono a malapena superate le tre mila unità in una partita di cartello e per giunta in un derby che una volta era sentitissimo dalla tifoseria amaranto. E, nel turno successivo, Agenore Maurizi, che ha dovuto far scendere in campo una formazione rimaneggiatissima e praticamente senza attaccante di ruolo, ha subito l’onta di una sconfitta con tre reti di scarto. Apriti cielo: sono piovute critiche da ogni parte, facendo passare (tra l’altro) per brocchi quelli che erano stati considerati gli eroi delle vittorie ai danni del Catanzaro e del Fondi e dei pareggi con Paganese, Francavilla e Matera. Fatemi capire: cosa sta succedendo a Reggio Calabria? O sarebbe più opportuno formulare la domanda in un modo più diretto: sulla costa calabrese dello Stretto, cosa si pretende da una squadra che viene considerata una vera e propria out-sider dagli esperti del settore? D’altronde, se a Reggio si muovono critiche verso l’operato della famiglia Praticò – che ha di fatto salvato il calcio amaranto – significa una cosa soltanto: aver raggiunto il colmo attraverso la ‘’mania di protagonismo’’. Mimmo Praticò – correggetemi se sbaglio – non ha alcuna intenzione di commettere gli stessi errori del più illustre e famoso predecessore, capace di assoldare gente che aveva appeso gli scarpini al muro da tempo oramai immemorabile pur di restare a galla, intriso com’era di quella spudorata consapevolezza di aver sbagliato tutto dal campionato 2008/2009 in avanti. È vero: quei Matusalemmi son diventati gli eroi del San Filippo e per questo da venerare. Ma da qui a prendere come esempio quella squadraccia, quei ricordi e quell’espansiva gestione ce ne vuole (per carità!) perché, alla fin della fiera, chi ci ha rimesso è stato una parte del popolo amaranto e Mimmo Praticò in persona. Mimmo è uno che sa stare al mondo, è una persona oculata ‘’venuta su’’ quasi dal nulla, un fiero figlio di una Reggio che produce. Ed è quell’uomo capace di destreggiarsi nel difficilissimo mondo reggino e che non si è mai prostrato davanti a nessuno. È vero, la Reggina ha perso malamente dapprima contro il Cosenza e successivamente in quel di Trapani così come l’aveva fatto a Rende all’esordio. Ma da qui a contestare una compagine che dopo anni di anonimato comincia a far divertire il pubblico, vuol dire farlo per ‘’partito preso’’. Guardiamo all’anno scorso: le partite di quella Reggina erano accompagnate da un patema d’animo e da una sofferenza titanica che durava per tutto l’arco della gara. Chi capisce di pallone, è consapevole che quest’anno su Reggio Calabria calcistica soffia una ventata d’aria nuova e pulita che ha un nome ed un cognome: Agenore Maurizi. Sissignori: Mister multi-esoneri che – ad ogni buon conto – ha dimostrato di essere all’altezza e non certamente come il suo predecessore che aveva dalla sua soltanto il cognome importante ed altisonante. Ebbene, con quello squadrone (annoveriamo Botta, Kosnic, Bangu, Coralli, De Francesco e Porcino per voler fare solo questi esempi), Karel Zeman si è salvato solo alla penultima giornata. Inaudito, incredibile ma purtroppo vero. E qualcuno, che (magari) non viene neppure allo Stadio da anni e anni, si arroga il diritto di gettare scredito sulla famiglia Praticò e su questa Reggina che sta facendo (vivaddio) divertire migliaia di persone con un gioco che non si vedeva da quegli stessi anni che quei ‘’qualcuno’’ non mettono piede al Granillo sol perché la Serie C non ‘’tira’’. Chi scrive rappresenta in questo momento una Testata Giornalistica totalmente indipendente che vive di quei pochi spiccioli elargiti dal salumiere o dal barbiere di quartiere che gli permettono di sopravvivere e di essere presente (sempre e comunque) laddove una maglia amaranto lotti e sudi. Una testata giornalistica che include Latina sport e Reggina Unico Amore per dare quante più informazioni possibili ad un pubblico che si ricorda di essere coeso e numeroso soltanto quando gioca contro i ‘’cuginastri’’ messinesi. Così non va, non può andare: noi siamo Reggio Calabria! O per caso i reggini hanno ancora fin troppo vivi i fasti della Serie A e snobba l’U.R.B.S. Reggina 1914 come se non fosse la prosecuzione vitale della Reggina di ‘’fotiana’’ memoria messa in ginocchio dallo stesso ‘’fotiano’’ protagonista? È fin troppo facile trincerarsi dietro una tastiera gettando fango e vomitando fiumi di parole contro questo e contro quello. È fin troppo facile celarsi dietro una scrivania per muovere critiche – tutt’altro che costruttive – credendo di fare ‘’cosa buona e giusta’’. E non rendendosi conto che così facendo finiscono per destabilizzare l’ambiente: in questo modo, non si fa altro che infierire su ragazzini che stanno sputando sangue sui campi di calcio con indosso la mitica e gloriosa casacca amaranto. Ciò non è bello, tutt’altro. Ciò non serve – come detto – alla causa amaranto al pari di un atto sovversivo. Insomma, siamo figli di Reggio oppure siamo figli di mignotta? E allora la domanda è la seguente: dov’è l’amor proprio e perché tutta questa riluttanza nei confronti della Reggina targata Mimmo Praticò? Attendo risposta, grazie. Ma nel bel mentre auspico che in occasione della gara interna di sabato contro un’ostica Fidelis Andria il Granillo possa diventare una vera bolgia. Chiedo troppo?